Piccole bulle crescono

Piccole bulle crescono

di Francesca Amè

Piccole bulle crescono, fin dall’asilo. Sono quelle bambine che pretendono l’altalena migliore, rubano la merenda della compagna, nascondono la bambola dell’amica.
Si fanno le ossa all’asilo, affinano la tecnica alle medie, esplodono alle superiori.
I dati Eurispes sostengono che il 41% dei bambini italiani è coinvolto in qualche atto di bullismo: spintoni o scherzi pesanti ma anche insulti e minacce.
I modi sono tanti, il risultato identico: isolamento, solitudine e disagio della vittima.
Gli esperti confermano: il baby-bullismo esiste, fin dall’asilo. E spesso le bambine sono le peggiori, le più prepotenti. Solitamente precoci nel parlare, riescono spesso a farsi beffe dei maschietti.
«Sta al centro del gruppo, dirige i giochi, decide i ruoli della corte di amichette che la circonda. E’ lei a designare la vittima: la isola e la deride, incitando gli altri a fare lo stesso». Irene Vella, 42 anni, giornalista toscana, conosce bene le babybulle.
C’è passata due volte: prima da piccola poi, tempo fa, con sua figlia Donatella che ora ha 13 anni. Sul bullismo al femminile («dall’asilo, quando freghi un gioco, all’università, quando freghi il ragazzo») ha scritto un divertente libretto di cui consiglio la lettura: “Credevo fosse un’amica invece era una stronza” (Laurana editore) è un manuale semiserio per riconoscere le prepotenti «e per dire a mia figlia che il lieto fine è possibile».

Attenzione a: cibo, gioco, sonno. Se una bambina cambia senza motivo apparente qualcuna di queste abitudini, è segno di disagio. Il bullismo femminile è subdolo, difficile da cogliere sul fatto: «Le bulle sono come le api regine: dirigono da dietro, non si espongono.
I maschi hanno capito che questa tecnica funziona meglio delle botte: non fanno più i ‘Franti’ ma colpiscono con le parole», spiega Irene Velli. E i genitori? Che cosa possono fare? «Oggi che il cortile si è trasformato nella piazza di Facebook e l’insulto anziché essere scritto sui muri dei gabinetti scolastici viaggia in Rete – ha commentato Fulvio Scaparro, psicoterapeuta esperto del mondo giovanile – i ragazzini vanno stimolati alla misura, al distacco e anche all’ironia verso il mondo virtuale». Fondamentale, come sempre, un dialogo aperto e sincero in famiglia.

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