La pedagogista risponde

La pedagogista risponde

pedagogista-crescere-regole-bambini Da Pedagogista mi piace molto utilizzare una metafora per introdurre il tema dell'importanza dei limiti e delle regole quali strumenti per la libertà del bambino: il fiume con i suoi argini, nella lungo percorso che lo porterà a sfociare nel mare aperto.
Il fiume ha bisogno degli argini per fare il suo corso, dentro gli argini può fare salti, rotolare da cascate, scorrere lentamente o in modo impetuoso; se gli argini "non tengono" il fiume straripa, disperdendo le sue acque e provocando disastri.
In questa simbologia il bambino è come il fiume, ha bisogno di crescere in una discontinuità evolutiva fatta di progressi e pause, di impennate e arresti, ma deve essere tutelato e deve essere garantito che il percorso sia protetto, che ci siano dei genitori / argini che gli evitino con delle regole , di varcare confini per i quali non è ancora pronto. Contenuto con dolce fermezza dai genitori anche il bambino ha la possibilità di esercitare la massima autonomia e libertà all'interno di quei confini che vengono tracciati e dopo molti anni e molte conquiste e tuffarsi in piena sicurezza nel mare aperto che sarà la sua vita adulta. La Pedagogista familiare svolge in tal senso un ruolo ben preciso.
La bambina e il pedagogista

bambina-pedagogista La prima delle regole per bambini che insegna la pedagogista è che I limiti sono proprio la prima forma di garanzia della loro libertà, poichè laddove i bambini sono rassicurati dai confini (cioè le regole e i limiti certi) possono serenamente dedicarsi a ciò che riesce loro meglio, il gioco per crescere , e attraverso di esso la scoperta e l'apprendimento, la conquista di nuove competenze.
Da pedagogista ritengo che le regole e i confini andranno allargati con il passare del tempo, come se le vostre braccia che tengono stretto il neonato piano piano si allargassero per consentire maggiore movimento. I limiti e le regole per i bambini evolvono parimenti alle loro competenze , anche se bisogna avere presente che i bambini , almeno fino al ciclo delle elementari, non hanno la capacità di autoregolarsi, dunque " stanno alle regole " per amore degli adulti, cioè perchè un padre ed una madre gli dicono cosa è bene e cosa è male, cosa si può e cosa non si può fare per crescere .
Per crescere , dalla fine del ciclo elementare in poi, il bambino inizia ad elaborare un proprio sistema valorariale che potrà scontrarsi in adolescenza con quello dei genitori , ma c'è tempo per parlare di questo. Tornando alle regole per i bambini piccoli , la difficoltà per i genitori che lo vedono crescere sta nel farle rispettare , nel far sì che il proprio bambino/a accetti che gli vengono dati regole e limiti, detti dei no, messi degli stop. Spesso come pedagogista mi accorgo che i genitori lamentano difficoltà in questo perchè i bambini risultano essere ingestibili, spesso tiranni di genitori terrorizzati dalla reazione ad un no.

Perchè succede? Eppure i bambini piccoli per crescere si nutrono della vita psichica degli adulti, adorano compiacere i genitori, cercano il loro sguardo d'amore e se ne sfamano, non possono farne a meno, al punto che i bambini privati di esso riportano danni psichici.
La difficoltà dei genitori di oggi , spesso motivo principale per cui si rivolgono ad un pedagogista, risiede nel fatto che c'è un grosso investimento affettivo sulla famiglia e il bambino, cioè entrambi i genitori si preoccupano di curare gli aspetti emozionali e affettivi della relazione con i figli : sia mamma che papà si prendono cura dei bambini nei loro bisogni primari, entrambi si preoccupano di leggere fiabe e di giocare con i figli, di usare anche un linguaggio degli affetti che li faccia sentire amati, ma entrambi fanno fatica a utilizzare un codice educativo: come se la parte del "cattivo" che nella famiglia borghese spettava al papà, non volesse farla nessuno.
In realtà i bambini per crescere sani hanno bisogno di amore ma anche di educazione, non si è genitori se non si educa, e non è un compito delegabile per intero a terzi, nemmeno ad un pedagogista , pena la rinuncia ad una completezza di relazione con i figli.
I bambini/e chiedono con fermezza ai propri e genitori di esserci anche come educatori , quando questo non avviene diventano molto oppositivi, ridono dei pochi no che gli vengono dati, arrivano persino a farsi del male per segnalare che chiedono di essere contenuti.
Educare e amare sono quasi sinonimi nel crescere di un figlio, soprattutto educare è sinonimo di condurre ad essere... autonomi, a poter correre in libertà nelle strade tortuose della vita dotati di solide gambe a sorreggere.
Dunque non è importante se sia il padre o la madre a proporre al bambino un codice educativo con regole e limiti , l'importante è che entrambi lo condividano e si mostrino solidali di fronte al bambino/a. Da pedagogista , ritengo che 'Ammicare al proprio bambino durante un rimprovero dell'altro genitore potrà garantirvi un momentaneo vantaggio nella relazione ma in realtà creerà un danno al bambino che ne trarrà confusione e sfiducia in chi dovrebbe essere un modello di riferimento.
Sì perché anche questo si aspettano i bambini dai genitori, modelli di riferimento, valori trasmessi attraverso azioni e comportamenti, più che parole coniate solo per i bambini .
Non esistono poi ricette da buona pedagogista per dare le regole per i bambini, nè esistono regole uguali per tutti, esistono regole della vostra storia con i vostri figli.

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